Bonifica del sito Caffaro: non c’è più tempo da perdere

La vicenda Caffaro ricorda molto da vicino il paradosso di “Achille e la tartaruga”, in cui Achille sembra sempre sul punto di raggiungere la tartaruga ma, come noto, non la raggiunge mai. Così, nella vicenda Caffaro, le azioni messe in campo dalle pubbliche amministrazioni per attuare il progetto di bonifica – da troppi anni altalenanti tra scatti intermittenti, lunghe pause, improvvisi balzi in avanti e nuove frenate – ancora non sono riuscite a fermare il lunghissimo e pericolosissimo processo di inquinamento dei suoli e della falda del sito Caffaro. Anche le recentissime notizie che riguardano il Sito di Interesse Nazionale Caffaro sembrano non smentire questo paradosso.

Proviamo a ricapitolare: esiste un progetto definitivo di messa in sicurezza (già approvato da tempo dagli organi tecnici di controllo, Ministero dell’Ambiente, Arpa e ATS) che attende gli ultimi passaggi burocratici per essere messo a gara. Pare entro l’estate, con scatto decisivo verso la soluzione di almeno uno dei grandi problemi causati dalla secolare attività Caffaro.

È stato ufficiosamente scelto il nuovo Commissario ad Acta (si è però ancora in attesa della nomina ufficiale da parte del Ministero).

Nelle more delle lungaggini burocratiche, intanto, nuovi fatti hanno modificato in modo sostanziale il quadro di insieme:

  1. Caffaro Brescia è finita sotto sequestro, nel corso di indagini per inquinamento e disastro ambientale, in relazione all’inefficacia (nota peraltro dal 2002) della barriera idraulica che dovrebbe proteggere la falda a sud della Caffaro e che, invece, contribuisce tuttora al diffondersi degli agenti inquinanti;
  2. sono state rilevate nuove importanti criticità all’interno del sito industriale: prima la fuoriuscita di quantità significative di Cromo esavalente (altamente cancerogeno) dai serbatoi del reparto di cristallizzazione clorato (con intervento emergenziale di messa in sicurezza), poi il rilevamento in falda di altissime concentrazioni del medesimo Cromo VI (fino a 13.000 microgrammi/litro contro un limite ammesso di 5);
  3. l’attacco informatico al Comune, che sta bloccando l’attività burocratica di una amministrazione pubblica che fattura oltre 400 milioni di euro l’anno. Basta una mancata firma digitale per bloccare progetti strategici per la città.

Questi nuovi fatti hanno di nuovo messo in crisi i meccanismi del Commissario e le procedure già previste. Per affrontare in modo efficace il problema 1 sarebbe necessario anticipare l’esecuzione del progetto che riguarda il rifacimento della barriera idraulica, stralciandolo e affidandolo immediatamente. Ma tale operazione sembra comportare problemi di gestione di appalti separati: la conseguenza è che le esigenze tecniche, gli obiettivi da raggiungere, le più efficaci pratiche devono essere (necessariamente?) sacrificate di fronte alla burocrazia.

Per affrontare il problema 2 sarebbe necessaria una messa in sicurezza di emergenza (MISE) immediata (come avvenuto a suo tempo nel sito Baratti-Inselvini), ma dopo diversi mesi dalla scoperta dei livelli di cromo improvvisamente innalzatisi in modo esponenziale, ancora non si è stabilito con quale sistema intervenire fra i numerosi esistenti, con quale procedura (affidamento diretto o gara), con quali risorse, se del privato chiamato a rispondere o pubbliche in capo al Commissario.

Nel ginepraio sommariamente descritto sorge spontaneo porsi qualche domanda sulle effettive possibilità del Commissario di svolgere in modo efficace e autorevole il proprio ruolo, sugli strumenti tecnici a sua disposizione e su quelli normativi che non generino, almeno, un cammino costellato di ostacoli burocratici apparentemente insormontabili.

In questa ottica auspichiamo:
che il nuovo commissario venga ufficialmente nominato subito e che abbia, quindi, la facoltà di confrontarsi al più presto col predecessore, affiancandolo e condividendone gli ultimi mesi di lavoro, in modo da evitare ulteriori perdite di tempo;
che siano messe a disposizione tutte le risorse economiche e gli strumenti giuridici necessari ad agire tempestivamente almeno nella soluzione delle emergenze più urgenti.

Da troppo tempo la città aspetta una risposta per la bonifica del sito Caffaro: non c’è più tempo da perdere.


Una risposta a "Bonifica del sito Caffaro: non c’è più tempo da perdere"

  1. L’urgenza dell’intervento radicale è incontestabile. Le Autorità civili e sanitarie locali pongano il problema con forza e senza indugio alla Regione e al Governo nazionale, ponendoli di fronte alle loro responsabilità!

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